L’annunciato taglio delle tasse, e in particolare della tassa sulla prima casa del governo Renzi, ha riacceso il dibattito e le speranze di ripresa del mercato immobiliare in Italia.
Il mercato immobiliare in Italia
Con un valore di 6.579 miliardi di euro, la ricchezza immobiliare è tre volte il PIL Italiano e supera di molto la capitalizzazione delle imprese quotate in Borsa. Ormai da decenni rappresenta una fetta importante della nostra economia. Nel corso del primo decennio degli anni 2000 gli investimenti nel settore immobiliare da parte delle imprese è aumentato del 91,7%, di molto superiore alla percentuale di investimenti di beni mobili per l’azienda. Lo stesso discorso vale per gli investimenti fatti dalle famiglie.
L’italiano e il concetto di casa
L’ultimo rapporto del Dipartimento delle Finanze e Agenzia delle Entrate “Gli immobili in Italia”, conferma come il 76,6% delle famiglie risieda in una casa di proprietà, e che l’italiano medio tende da sempre ad investire nella casa, vista come bene materiale tangibile e facilmente controllabile, preferito quindi ad altri metodi di investimento. Questi investimenti però sono legati a logiche di profitti passivi superate, che in una economia come quella contemporanea, che predilige la flessibilità e che vede come vero motore il “capitale umano”, rende l’economia poco vivace e sostanzialmente statica.
La tassazione sul mercato immobiliare
Con l’avvento della crisi il “sogno casa” svanisce e lo stato inizia a tassare l’unico bene non trasferibile all’estero.
La tassazione sulla prima casa però, confrontando i dati internazionali non è tra le più pesanti e anzi il peso del prelievo sulla proprietà immobiliare in Italia vale meno rispetto ad altri paesi europei.
Non si è mai discusso di un eventuale riordino dei riferimenti catastali che secondo Numisma, l’istituto di ricerca Bolognese sul mattone, hanno una differenza rispetto a quelli del mercato che oscilla tra il 36% e il 300%, attestandosi in media al 135%, dati confermati da varie inchieste giornalistiche, che evidenziano storture di calcolo che non permettono l’esatta tassazione.
Un’ altro problema del mercato immobiliare da più parti evidenziato, sta nella improduttività degli immobili. Gli investimenti immobiliari sono visti con ottica di rendita passiva che cozza con la flessibilità dell’economia contemporanea.
Una lenta ripresa
La ripresa dunque per il biennio 20016-2017 è confermata da più parti e viene rivista sempre più spesso al rialzo, ma non ci si può aspettare un ascesa al pari di quella dei primi anni del 2000.
Sempre secondo Numisma, il 2016 sarà un anno di riassestamento per il mercato immobiliare, con i prezzi che si stabilizzeranno e che potrebbero avere una definitiva ripresa nel 2017, secondo i dati forniti, in questo periodo le compravendite torneranno a salire, per poi stabilizzarsi di nuovo a livelli superiori rispetto agli ultimi anni. Di certo nulla a che vedere però con quelli riguardanti il primo decennio del 2000. Lo stesso discorso ma con percentuali di crescita meno incoraggianti potrebbe valere per il mercato degli uffici.
La ripresa dovrebbe dunque esserci ma difficilmente, una detassazione di questo tipo potrà rendere il mercato immobiliare il motore per un nuovo decollo economico.