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La #Pornografia fa perdere la #memoria.

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Fidarsi o non fidarsi di questi studi? Pare infatti che:

la pornografia faccia perdere la memoria.

Lo afferma uno studio scientifico finalizzato a mettere in parallelo il desiderio sessuale e il comportamento mnemonico. Sembra che il cervello reagisca in maniera diversa allo stimolo sessuale rispetto ad altri stimoli. Gli scienziati hanno mostrato ai partecipanti, 28 uomini eterosessuali, due serie di diverse immagini: alcune a contenuto sessuale, altre a contenuto neutrale. La notizia riportata sulle pagine del Daily Mail, racconta come dopo ogni diapositiva veniva chiesto agli esaminati se ricordassero quale diapositiva “avevano visto quattro foto prima di quella appena visualizzata“, e se quella fosse la stessa dell’ultima visualizzata. Pare che la risposta sia stata corretta nel 67% delle immagini sessuali e l’80% delle immagini neutrali. Per i ricercatori dell’università di Duisburg, “il desiderio sessuale e il suo impatto sul processo cognitivo spiegano alcune parti di questi effetti negativi: il desiderio sessuale interferisce con la memoria, una caratteristica molto importante per il funzionamento esecutivo del cervello. Ricerche precedenti hanno già collegato il trattamento delle immagini pornografiche da parte di aree del cervello responsabili delle emozioni e dell’attenzione“.

Secondo studi svolti a Città del Messico, pare che la corteccia visiva primaria (V1), incaricata di esprimere un interpretazione delle informazioni territoriali in ambiente visuale della persona, riceve meno flusso di sangue,  causando diminuzione della capacità visiva quando vengono mostrate immagini pornografiche esplicite, tipo “hardcore”.

Secondo i ricercatori questo potrebbe dipendere dal fatto che il cervello decide di concentrarsi particolarmente sull’eccitazione scartando i dettagli del contenuto del video in questione.

Ecco per quale ragione diminuirebbe l’attenzione e la memoria nei soggetti particolarmente interessati alla pornografia.

Allo stesso tempo pare, però che coloro che sono meno interessate e che, quindi prestano maggiore attenzione ai dettagli, siano particolarmente tendenti all’ansia e difficilmente, durante i rapporti, raggiungono l’eccitazione.         

Oh per dinci! Triste

Quindi in poche parole o ci facciamo soffocare da stress e ansia dimenticandoci del piacere paradisiaco, occupandoci solo dei problemi della vita di tutti i giorni, o ci rassegniamo a essere un popolo di smemorati, piccoli e grandi dementi, che non riescono a ritrovar la via di casa, ma che in compenso provano l’emozione del piacere, riescono a lasciarsi andare, dimenticando, per l’appunto Con la lingua fuori , almeno per un po’, i grandi problemi che affliggono la società odierna.

Quel dolce giorno di Settembre…

Era uscita quel pomeriggio a fare una passeggiata fra le campagne e i vigneti del nonno. Appartenevano alla sua famiglia da generazioni.

La terra profumava di vino, di mosto, di uva matura, succosa, dolce.

Mancava poco alla vendemmia, la vite sembrava chinarsi in segno di ringraziamento verso la terra sacra, tanto era carica di grappoli d’uva.

Le vennero in mente i suoi anni d’infanzia, quando il nonno faceva il vino vecchia maniera. Era bellissimo pestare l’uva coi piedi nudi, sentire il succo fresco tra i piedi, sguazzare, urlare di gioia…

Era ormai finita l’estate e tra quei vigneti, godeva degli ultimi raggi di sole che riuscivano ancora a riscaldarle la pelle…

Il cuore era da tempo che non veniva più riscaldato, così come era da tempo immemorabile che il suo corpo non provava emozioni.

Non era più riuscita ad amare nessuno come lui… Lui, la sua vita la sua maledizione!

L’uomo che era riuscito a portarla in paradiso e a farla cadere nel baratro dell’inferno della droga… L’uomo che le aveva regalato così tante emozioni a letto e così tanti deliri al di fuori.

Un amore e odio indescrivibile… Si era allontanata da lui perché era l’unico modo per salvare la sua vita, per salvare se stessa, ma lo amava ancora… era l’unico che l’aveva fatta sentire donna, che l’aveva portata alla scoperta di se stessa in tutti i sensi.

Si era rifugiata tra le quelle campagne del nonno, dopo un lungo periodo di clinica. Non le dispiaceva, tutto sommato. Provava quella sensazione di dolce benessere, un senso di pace che aveva quasi dimenticato.

Il sole le accarezzava la pelle, un vento leggero e spostava il vestito, più simile a una sottoveste, ma tanto era sola e non se ne preoccupava.

Era scalza, i fili d’erba le solleticavano i piedi esili…

D’improvviso un brivido lungo la schiena, una goccia. Alzò lo sguardo, piovigginava. Una pioggerella leggera, ancora accompagnata dai raggi del sole. Era calda, sensuale, avvolgente.

Si stava bagnando, il vestito che prima svolazzava col vento, adesso le sottolineava il corpo, mettendo in evidenza un fisico esile ma dalle curve proporzionate. Emanava un fascino particolare. I capelli lisci e neri cadevano lungo il viso rendendolo ancor più seducente e mettendo in evidenza le labbra carnose, rosse, morbide fresche come una pesca.

Sentiva una forte emozione nascere in lei, si leccò le labbra, le mordicchiò e istintivamente portò una mano al seno, la scollatura molto pronunciata, non portava reggiseno, aveva sempre odiato la costrizione e li poteva tranquillamente essere libera, senza essere giudicata, senza essere indicata come “cattiva ragazza”.

La mano accarezzava, sfiorava delicatamente il seno, che ben presto si liberò anche della velatura del vestito. La pioggia scorreva sui capezzoli ormai turgidi… Era bagnata, e non solo nei vestiti. Sentiva crescere una forte eccitazione dal ventre che richiedeva un contatto, il suo contatto. Si sdraiò lentamente nell’erba fresca e bagnata…  Mentre la sua mano dal seno scendeva fremente verso il ventre, accarezzando la stoffa leggera e bagnata del suo vestito.

Sentiva sempre più caldo, le sue labbra, leggermente aperte, lasciavano spazio a un ansimare sempre più forte.

La mano scostò le mutandine in pizzo, frugando e facendosi spazio per giungere alla calda e morbida carne. Col dito massaggiò il clitoride in modo circolare, sempre più veloce, giungendo a un apice di desiderio altissimo. Sudava, e le gocce si confondevano con la pioggia…

Era sola, sola con se stessa, e si stava lasciando andare…

Continuò a frugare nelle sue parti intime infilando ora un dito, ora due, finché… presa da forte eccitazione, sentì un fruscio, dietro ad alcuni arbusti poco distanti, si accorse di due occhi che la guardavano… era troppo eccitata per preoccuparsene, e in fondo la cosa nel le dispiaceva!

Continuò a toccarsi, sapendo di non essere più sola. Dentro e fuori con le dita, con ritmo sempre più intenso, era bagnata, la penetrazione delle dita non trovava nessun attrito, si penetrò con 3, 4 dita… non le bastava. Il sapere che dietro a quei cespuglio qualcuno la osservava e forse, godeva di lei, godeva con lei, la eccitava ancor di più. Senza nessuna difficoltà, riuscì a infilare la mano.. “Oh mio Dio!” Si sentiva piena, inebriata del suo stesso amore… dentro… fuori… un lungo orgasmo la colse, l’avvolse, la inebriò e urlando continuò allo sfinimento… Da dietro il cespuglio sentì che anche chi l’aveva scrutata, osservata, godeva, godeva del suo stesso piacere… Non sapeva se fosse uomo o donna, non aveva alcuna importanza… contava solo il piacere che entrambi ne aveva tratto e, stremata ma completamente appagata si addormentò, lì, nell’erba bagnata, coccolata dalle calde e dolci gocce della pioggia.

  • DICE IL SAGGIO:

    " Non chiedere al maestro cosa c'è oltre la porta, chiedi solo la chiave per aprirla. E' tutto quello che può darti... il resto dipende da te.
    ( Anonimo ) "

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